Sanguina l'India

3 giorni, sembrano essere vite intere.

Finisci di vederti una conferenza al di sotto delle tue aspettative, fai un po di shopping a Bangalore e ti vedi la citta.

Decidi di chiedere a Manju di accompagnarti fino a Mysore e poi Hampi, per poi chiudere a Bangalore a quota 1000km.

Accade che a Mysore ti prendi un hotel molto figo da fuori ma che tradisce le tue aspettative, stica: il thali che mangi a cena ripaga qualsiasi aspettativa perduta.

Ti alzi dopo una dormita, dici al driver che te ne starai per le tue tutta la giornata e inizi: le vie del mercato sono pregne di sandalo, i colori del bazaar ti lasciano a bocca aperta, c'e' molta poverta' e capisci che la parola persistenza non e' stata coniata nel software development ma dai turisti che si interfacciano coi mendicanti locali.

Trovi un handycraft che ti lascia sbalordito per le divinita intagliate nel legno, finisci ad un emporio ad assaporare col tatto la pura seta indiana.

Ad un tratto ti innamori di quel complesso che e' il Palazzo di Mysore: esci dal baccano cittadino e ti ritrovi in una reggia i cui interni trasudano storia, oriente, gli antichi ed opulenti fasti del subcontinente indiano.

Dopo  nemmeno due ore devi staccare e dirigerti verso Hampi: hai deciso di viaggiare 7 ore in notturna perche' vuoi gustarti quel pezzo di India, le rovine, la spiritualita'; anzi, ti accorgi ben presto che il tuo compagno, che in realta' ha scartoffiato con l'itinerario e l'inseparabile lonely planet, merita piu' che un ringraziamento.

Le strade sono terribili, gli autisti incredibilmente incoscenti: sorpassi in curva, abbaglianti sparati di notte, che sostituiscono i continuamente-usati clacson di giorno.

Nonostante cio' a te questo viaggio pare incredibile: ti sembra di attraversare la jungla, salici che attanagliano le strade e sembrano volerle divorare assieme ai viandanti che le percorrono, quasi a chiederti di non giungere alla tua destinazione, in una sorta di paralellismo con quello che Dante trovava scritto a fronte di un certo ingresso.

Ma, come il sommo poeta, potevamo esimerci dal senso del sublime?

La polizia ti ferma, e' tutto a posto: quando poi pero chiedi a Manju come mai ci siano questi tipi di controlli e ti dice che e' per controllare chi passa per le strade, dato che le macchine in alcuni tratti vengono assalite dai malviventi, in gruppo, senti un po di paura.

Non batti ciglio, tanto e' ad Hampi che vuoi arrivare, provi a dormire e ti risvegli con la luce, fioca, che illumina una baracca, allorche' scendi dalla macchina, saluti  con dei semplici cenni e fumi una Gold Flake, tanto per non perdere il vizio.

Hampi e' solo rovine, quindi l'hotel devi prenderlo prima, a circa 7km: sono le 8 del mattino - se non ricordo male - e prendiamo stanza in una struttura governativa, il posto piu' schifoso dove abbia mai dormito.

Schifo?

Non lo provi, sei in India e hai gia' ritarato molti concetti  che il mondo occidentale riesce a inculcarti ben bene, e sai che quella stanza, quel bagno prima inguardabile, ora e' casa; temporanea ma piena di felicita' nel darti un pasto, un letto senza rete e una doccia fredda.

Ti lavi, quindi, con l'acqua fredda ma stica, fuori sono 26 gradi, e comunque non sarebbe un problema per te friulano, che eri cosi pigro che quando l caldaia a casa si spegneva pur di non scedere due piani a riaccenderla facevi la  doccia fredda: ci sei abituato, l'India ti riporta un po a casa.

Vi riposate tutti e ripartite per le rovine di Hampi, dove un villaggio mai piu' ripresosi da un sacco vecchio secoli accenna una parvenza di turismo, ma e' solo una parvenza: ci sono 10 bianchi, e forse per me e' meglio cosi, ora.

Entri al tempio e sai gia' che devi levarti le scarpe, hai dei calzini fini ma a te non interessano piu' queste cose: rimani affascinato dalle mura, dalle  colonne intagliate nell pietra, dalla ragazza - anzi, bambina - che sistema le candele di fronte a te.

Dal tempio vai al fiume dove tutti si lavano, decidi di fare uno strappo alle ultime regole che ti sono rimaste e bevi il latte di un coconut fresco.

Delizioso, ache se il sapore non sembra convincerti inizialmente.

Non ti sembra vero, ci sono degli odori, che avevi gia' sentito ieri al bazaar, che mai avevi sentito prima: la loro profusione arriva fino alla tua anima, non solo al tuo naso.

Aspetti un fuggiasco tramonto, fai dei video, qualche foto, sai che il tuo compagno di viaggio si sta godendo appieno questo momento mentre tu, con un cellulare, ti arrangi alla buona: non sei mai stato un patito della fotografia ma l'India sveglia qualcosa in te.

Pensi ad una persona mentre consumi con gli occhi tutta quella luce rossastra che si intravede sulla linea dell'orizzonte, e dopo pochi minuti ti ritrovi all'oscurita', circondato da delle scimmie selvaggie che disegnano sinuose traiettorie nell'arrampicata sui templi, a comprare bigiotteria facendo la prima vera trattativa della tua vita: forse sono spiccioli, ma ti senti piu' uomo di mondo ad operare in tal modo.

La tua serata passa tranquilla, mentre il tuo autista esagera coi whiskey e - costernato - si dedica a recuperare credito nei confronti dei suoi clienti, che in fondo non si erano nemmeno fatti trasportare in pensieri negativi; in fondo, e' una sciocchezza, e prima di riposare ci sta.

Ti svegli e sei molto stanco, da subito parti verso Bangalore, verso un vero hotel, fermandoti a mangiare in una catena che avevi gia' assaporato due giorni prima, dove una salsa simile al ragu, ma fatta coi funghi, accompagna il pane del pranzo, quasi una pizza.

Intravedi, grazie al tuo compagno che tempestivamente ti sveglia, un camion ribaltato lungo la strada del ritorno, fortuna che il sonno e' leggero e non ti lasci scappare qualche curiosita' sui generis: scopri inoltre che il grano che si trova sulla carreggiata, calpestato da ogni pneumatico di passaggio, sta li proprio per essere frantumato, lavorato e poi consumato dai locali.

Stava per strada, alla mercee' di qualsiasi pneumatico, compresi i 4 nostri.

Una noce di cocco frana da un rimorchio e urta il parabrezza della tua auto, fortuna che in un batter d'occhio ti ritrovi nel centro di Bangalore a vedere decine di falchetti che sorvolano il mercato della carne, buttandosi in picchiata a pochi centimetri da te per arraffare qualche boccone: ti sembra incredibile, ma qui e' normale.

E alla fine sei li, seduto su una stanza d'albergo con un solco lungo il viso, come cantava Fabrizio, e pensi che anche se partirai tra poche ore, anche se non vedi l'ora di riabbracciare alcune persone e raccontare aneddoti ad altre, hai lasciato qualcosa qui.

L'India non si e' presa il cuore, non e' romantica; l'india non si e' presa il cervello, non e' cosi civilizzata.

L'India si e' presa un pezzo della tua anima, e sai gia' che lo vorrai rivedere, quel pezzo, prima o poi.